venerdì 23 dicembre 2011

LUCA CIMARELLI - Intervento al Congresso Provinciale (Mozione Programmatica)

Onorevole Gelmini,  gentili ospiti, cari iscritti e simpatizzanti,
Non parlerò della situazione nazionale, convinto che l’analisi del Senatore Balboni che mi ha preceduto e quella dell’Onorevole Gelmini che seguirà potranno dare un quadro preciso della situazione del nostro paese, e far comprendere fino in fondo le ragioni per il quale il PDL non ha voluto sottrarsi alla responsabilità di appoggiare l’Esecutivo tecnico Monti. Mi permetto di dire solo poche cose, consapevole del fatto che soprattutto tra i più giovani, tale scelta ancora oggi non è stata del tutto assimilata. Per definizione la politica dovrebbe possedere un’etica, troppe volte nella storia della Repubblica ci si è dimenticati di questo. La storia purtroppo inevitabilmente ad un certo punto, chiede che il conto con le scelte del passato venga saldato. La mia generazione sta vivendo l’epoca in cui non è più possibile rimandare, procrastinare, rinviare il saldo di ciò che altri hanno deciso di scaricare sulle generazione future. A questo puntoè chiaro che viene veramente l’Italia prima di tutto anche a costo di perdere del consenso, ma nella consapevolezza che stiamo gettando le basi affinchè chi verrà dopo di noi, e molti sono già seduti in platea, possa ancora essere orgoglioso di essere Italiano e di vivere in un Paese che sull’orlo del baratro ha trovato la forza di reagire. Ed è nostro dovere essere i principali artefici di questa forza, concentrandoci ora sullo sviluppo e sulla necessità di dare prospettive, non ai nostri elettori, ma  a tutti gli Italiani.

E trovo che sia coraggioso in una fase come questa avviare la stagione congressuale che si inaugura proprio in questi giorni e terminerà a gennaio e di questo si deve dare atto al Segretario Alfano.
Si è finalmente aperta una fase nuova per il PDL, il successo del tesseramento nazionale testimonia la volontà dei nostri simpatizzanti di poter contare di più e credere ancora di più nelle scelte del nostro Partito. Con la celebrazione dei Congressi oltre ad ottemperare a quanto previsto dallo statuto, viene data la possibilità  ai nostri iscritti di scegliere in ogni Provincia e, a cascata, in ogni Comune quale deve essere la classe dirigente più idonea a rappresentarli.
Il principio di “ogni testa un voto” e l’assenza di “voti ponderati” per coloro che ricoprono incarichi elettivi è sinonimo di grande democrazia e rappresenta una volontà precisa di coinvolgimento di coloro che fino ad oggi hanno avuto poca possibilità di esprimere idee e opinioni: cioè i nostri iscritti.
Fino ad oggi, tutti i rappresentati locali erano “nominati”. Da oggi tutta la classe dirigente territoriale verrà eletta. Implicitamente, questo significa anche il superamento delle quote, il famoso 70 a 30, derivante  dalla fusione di Forza Italia, Alleanza Nazionale, Popolari Liberali, Socialisti e delle altre forze costitutive del Pdl.
Auspichiamo che una volta per tutte si finisca di appellarsi tra appartenenti dello stesso Partito con il nomignolo ex di questa o quell’altra area, siamo tutti uomini  del Popolo della Libertà e come Popolo della Libertà è necessario sviluppare un’azione politica comune.
Non dobbiamo avere paura di pensare che, anche all’interno del nostro movimento, vi sia un principio meritocratico, per il quale sono i migliori che contribuiscono a creare una nuova classe dirigente: una classe dirigente che non ha paura di rinnovarsi.
Rinnovamento non significa designare un giovane solo perché anagraficamente è più spendibile, rinnovare significa dare la possibilità di crescere a coloro che lo meritano, a coloro che hanno contribuito a rafforzare il Partito siano essi giovani o meno giovani, a coloro che hanno ancora voglia di dare un contributo e vogliono impegnarsi.
Comprendiamo e ringraziamo fin da ora quelli che hanno deciso di non impegnarsi piu’.
Ma questo non è il tempo di avere dubbi e perplessità; chi decide di mettersi in gioco, si mette in gioco veramente, consapevole di fa parte di una squadra.
I giovani sono e restano la linfa nuova sulla quale investire con intelligenza; abbiamo tutti noi un obbligo morale: quello di garantire alla nostra Provincia una nuova classe dirigente.
La composizione della lista del Direttivo provinciale  trova il suo equilibrio in queste basi, con una adeguata rappresentanza territoriale, una qualificata presenza femminile e la presenza di candidati che hanno il desiderio di portare un contributo innovativo per la realizzazione di adeguate politiche territoriali.
Il Coordinatore e il vice Coordinatore sono legittimati alla pari di ogni componente del coordinamento eletto;  avranno il compito di reggere il partito tenendo conto di quelle che sono le opinioni e gli intendimenti del direttivo.
La democrazia interna in un partito moderno va intesa come la possibilità di confrontarsi su idee, proposte e iniziative, e, quando queste sono state vagliate, pesate, discusse diventano una presa d’atto della convergenza di una maggioranza su di una scelta ben precisa, perché democrazia interna non può significare anarchia.
Democrazia interna non significa potere di veto delle minoranze, che hanno il diritto/dovere di esprimere i propri pareri, ma esaurito il percorso ineludibile di confronto e dibattito nel momento in cui viene indicata una rotta, quella è la rotta del Partito.
A fianco dell’importanza degli organi statutari è necessario riscoprire il valore della base. Il coinvolgimento nell’elaborazione di alcune proposte  da parte di  iscritti, simpatizzanti, semplici cittadini può far crescere il nostro consenso. 
Consenso perso a volte a favore di partiti  o movimenti che pur non essendo strutturati territorialmente, ci hanno tolto voti.
Per fare questo diventa necessario valorizzare l’attività dei Circoli sul territorio, affidando loro nuovi strumenti e riconoscendone l’attività. I circoli sono il primo anello di confronto con iscritti e simpatizzanti.
Gli appartenenti ai circoli conoscono le problematiche e i disagi dei territori, e hanno il delicato ruolo di raccordo tra le istanze locali e le scelte della dirigenza provinciale.
Sottolineiamo anche  in questo caso che libertà ed autonomia decisionale non debbano essere confuse come possibilità di fare sempre il contrario di quelli che sono le scelte e le linee guida della dirigenza.
Per evitare che questo avvenga è necessario un confronto ed un dialogo continuo con tutte le realtà presenti in provincia, da quella che rappresenta il maggior numero di iscritti a quella che ne rappresenta meno. Non esistono Circoli di serie A e serie B, tutti hanno pari dignità e il diritto di far sentire la propria opinione.
Riteniamo altresì che il Direttivo provinciale abbia il dovere di riunirsi non solo nella città capoluogo ma di convocarsi presso i Circoli della provincia per ascoltarne problematiche e proposte.  Fin da ora ci attiveremo affinchè la prima riunione del Direttivo sia svolta a Comacchio per dare un segnale forte agli iscritti, simpatizzanti, cittadini della città lagunare.
Un grande partito con un radicamento molto forte deve essere in grado di coordinare al meglio i propri eletti.  Non è ammissibile che in Comuni limitrofi vengano dati voti discordanti su un medesimo atto o che non si seguano direttive univoche su argomenti di grande attualità.
E’ la sede centrale che deve promuovere tutti gli strumenti di dialogo e confronto tra gli eletti. Per questo il settore Enti Locali dovrà essere potenziato.  Nell’era dell’informatica non è pensabile demandare tutto a riunioni o telefonate. Uno spazio riservato agli eletti dovrà essere per forza essere messo in rete, nel più breve tempo possibile.  Questo non andrà  a sostituire gli incontri che periodicamente si terranno per verificare gli aspetti più importanti della politica locale, ma sarà un sostegno in più all’attività dei nostri eletti .
In questa Provincia siamo in molti casi forza d’opposizione.  Siamo fermamente convinti che sia necessario fare un salto di qualità ulteriore. Non basta più essere solo opposizione e dire solo no. Si deve essere in grado di considerarsi in ogni momento della legislatura potenziale futura forza di maggioranza.  Aldilà di alcuni atti fondamentali, la politica del no a prescindere è superata, e dobbiamo sapere distinguerci per quello che riguarda la disponibilità di impegnarci a trovare soluzioni ai problemi delle comunità locali. In un momento in cui la politica è vista come qualcosa di profondamente “sgradevole”, abbiamo il compito di dimostrare che la politica fatta col cuore e la passione  esiste ancora ed è portata avanti dai nostri eletti quotidianamente. Per poter fare questo non basta certo potenziare l’utilizzo delle nuove tecnologie, anzi è necessario alternare queste opportunità comunicative con un ritorno ad un linguaggio chiaro, fruibile e diretto. Vale molto di più riscoprire il contatto personale col nostro elettore che un articolo sui giornali. Dobbiamo riappropriarci delle piazze, della vita sociale dei nostri territori. Far nascere laddove non ci sono e vivere i “Circoli”. Essere considerati punto di riferimento nelle comunità locali convinti che, solo attraverso un’azione comune di tutti i soggetti che rappresentano la classe dirigente del Partito, sarà possibile ottenere risultati concreti.
La cosa più sbagliata che potremmo fare è quella di consegnare alla collettività, l’immagine di un  Partito rappresentato solo da  una stanza dove pochi prendono le decisioni per tutti. Quello che immaginiamo è un partito diffuso.  L’autoreferenzialità non paga e non pagherà mai. Dobbiamo fare tutti uno sforzo per aprirci maggiormente ad un confronto con la città, con le forze economiche e imprenditoriali e con quelle sociali. Dobbiamo collaborare e discutere per poter riaffermare la possibilità di un’alternativa politica e di governo per questo territorio massacrato da 60 anni di governo locale monocolore.
Oltre all’impegno di tutti servono in questo caso strumenti snelli e per un certo verso autonomi dalla gestione ordinaria del Partito e le consulte tematiche, a nostro avviso, vanno proprio in questa direzione.  Sarà data la possibilità  di valorizzare fortemente le professionalità interne e di fare sentire la nostra  gente parte di un grande progetto.  Oltretutto saremo sempre in grado di intervenire con cognizione di causa sui temi che riguardano tanto la politica nazionale, tanto quella locale. Il coinvolgimento parte anche da queste cose:  incontri, dibattiti, approfondimenti che dovranno essere realizzati senza dover passare per inutili lungaggini organizzative.  La politica deve essere percepita come qualcosa che non è rappresentata solo da coloro che siedono nei consessi elettivi, la nostra politica dovrà uscire dai luoghi tradizionali per incontrare nuovi interlocutori e produrre una crescita delle nostre capacità organizzative e propositive.
Di certo tutti questi nostri sforzi e impegni verrebbero sistematicamente e drammaticamente cancellati  se ci facessimo trovare poi impreparati di fronte alle scadenze elettorali.  E soprattutto per quello che riguarda le Elezioni del Comune capoluogo e della Provincia non è pensabile arrivare a ridosso del voto senza un programma chiaro o senza un’idea di candidatura.
Per giungere ad un programma condiviso e partecipato, alla formazione di una squadra forte e coesa, è necessario un percorso che parta da lontano e che venga supportato di volta in volta da ogni articolazione del partito. Per quello che riguarda la formulazione delle nostre liste, andranno valutati al meglio i singoli nomi da inserire, dove affidabilità e coerenza  saranno doti necessarie dei nostri futuri candidati ancora più importanti della capacità di calamitare consensi personali.
Ma quale deve essere la formula per trovare il candidato o meglio i candidati migliori? Non abbiamo nessun timore di rivolgerci al giudizio degli iscritti e/o degli elettori. Non abbiamo nessun timore di confrontare  i nostri rappresentanti con quelli dei nostri alleati o con quelli espressi dalla società civile.  Le primarie non sono una calamità, piuttosto un’opportunità  da sfruttare al meglio, e se queste diventassero criterio di selezione privilegiata all’interno del nostro movimento, richiederemo  chiarezza e senso responsabilità a tutti i nostri potenziali alleati.  Regole condivise per la scelta dei candidati migliori devono essere stabilite a priori. Non possiamo rimandare e rimandare e rimandare con il risultato di perdere Comuni che ci chiedono un cambiamento. Perché  sia ben chiaro, non si fa un danno personale al candidato  che non viene eletto, ma si diventa responsabile di non aver dato corso alla volontà dei cittadini che chiedevano un cambiamento del Governo locale.  Il nostro impegno fin da ora è quello di dialogare con la Lega con l’Udc e con le Civiche che rappresentano realtà importanti per cercare di condividere un percorso che non ci trovi impreparati alle prossime elezioni.  Siamo disposti a dialogare con tutti coloro che vogliono portare avanti un progetto alternativo ai governi di centro sinistra presenti in Provincia di Ferrara. 
Alternativo che non può significare affine e men che meno connivente. Crediamo che la chiarezza in questo ragionamento sia fondamentale. Noi rappresentiamo il centro destra, e siamo i difensori di determinati valori e di determinati principi: il Partito Democratico è  e sarà il nostro antagonista e rappresenta un mondo che non è, non è stato, e non sarà mai quello in cui crediamo e che vogliamo realizzare.
Nello specifico ci sono temi che riguardano la nostra Provincia e altre tematiche più generali che meritano di essere brevemente citata in questa relazione per poi essere sviluppate all’interno della nuova Direzione provinciale.

PIU' SOCIETA' MENO STATO
Purtroppo nell'emergenza politico-economica odierna viene, a torto, dato pochissimo spazio al dibattito su un tema centrale come quello dell'erogazione dei servizi pubblici da parte dei privati. Il terzo settore e la sua sussidiarietà rispetto all'ente pubblico è, in generale, uno degli ambiti di cambiamento culturale e politico di cui necessita il nostro Paese: più Libertà, meno costi per la collettività, meno sprechi.

PIU’ LIBERTA’
Il cambio di mentalità rispetto a come siamo abituati a concepire oggi i  servizi alla persona e gli altri servizi erogati dall'ente locale è totale e radicale. Dobbiamo capovolgere il modo di intendere la spesa per i servizi sostenuta e pensare di riqualificarla completamente indirizzandola direttamente sulle famiglie e sulle persone. In una prospettiva di breve periodo dobbiamo creare le condizioni affinché il privato sociale e non, possa cominciare a competere veramente per l'erogazione di quei servizi che oggi già svolge molto bene nonostante l'ingombrante ex monopolista pubblico e le  notevoli barriere all'entrata  presenti. Quindi più libertà economica, ma anche maggiore libertà di scelta per le famiglie le quali beneficeranno del disimpegno diretto dell'ente locale di riferimento a favore di un bonus da modulare in base al reddito per l'accesso ai servizi per l'infanzia piuttosto che a quelli per gli anziani o disabili.

MENO COSTI PER LA COLLETTIVITA’
Il  progressivo restringimento del perimetro dello “Stato” e la sussidiarietà dei soggetti privati che già oggi tra mille difficoltà svolgono un egregio ed encomiabile servizio pubblico, non solo sarà la via  per un maggiore sviluppo economico, maggiore concorrenza ed una migliore efficienza, ma significherà minori costi per l'intera collettività, che, in prospettiva, con la diminuzione delle spese potrà vedersi sgravata da tasse ed imposte, premessa a sua volta indispensabile per una maggiore crescita.

MENO SPRECHI
Una Società che in questo modo diventa più libera e forte porterà un altro grande vantaggio che diviene immediatamente intuibile quando si pensa al controllo di cui dispone oggi l'ente pubblico sia per ciò che riguarda i settori in cui interviene direttamente sia per quelli che vengono appaltati in gara od in concessione. In tanti casi questo controllo si trasforma in commistioni ed inefficienze, in altri casi, in fenomeni di corruzione e concussione di cui spesso sentiamo parlare nelle cronache giudiziarie del nostro Paese. La liberalizzazione di questi settori e la conseguente perdita di controllo sugli stessi dello “Stato” è la più grande garanzia per sconfiggere questi fenomeni di malcostume che nessuna legge punitiva potrà mai estirpare fino a quando il controllo pubblico sarà a disposizione di politici ed amministratori.

FAMIGLIA E GIOVANI
Il nostro Partito deve continuare a rappresentare coloro che hanno a cuore la
struttura familiare come centro nevralgico della società.
Il PDL ha saputo negli anni trascorsi al Governo del Paese difendere la centralità della famiglia con iniziative di sostegno importanti come ad esempio il fondo per i  nuovi nati, la Social Card, i bonus per gas ed elettricità. Ed anche in questa durissima manovra governativa ha cercato di contenere l’effetto dell’Imu prevedendo sgravi notevoli per le famiglie con figli.
Su base locale dobbiamo avere la forza di non lasciare il pallino della
socialità nelle mani della Sinistra, che adotta formule antiquate e
fallimentari perché basate sull’assistenzialismo e sul clientelismo.
Abbiamo la capacità, dove siamo  forza di Governo, di trasformare in atti concreti le nostre proposte, ma dobbiamo avere il coraggio di proporle anche dove siamo opposizione, perché è
laddove la sinistra governa da più tempo che possiamo fare la differenza, distinguendoci per buon senso e libertà di pensiero.
I giovani devono poter guardare alla politica con curiosità, riconoscendo la buona politica,  quella fatta con passione e sempre dalla parte dei cittadini, distinguendola da quella, fatta di arrivismo e ricerca di rendite di posizione.
Dobbiamo essere in grado, sempre con maggiore forza, di avvicinare le nuove generazioni. Il nostro mondo giovanile deve continuare a costruire un percorso con idee e iniziative che riguardino il proprio mondo; un impegno sempre più costante per la scuola e l’università,  la ricerca e la creazione di luoghi di  svago e aggregazione, l’analisi e le prospettive sul mondo del lavoro.
Dimostreremo di essere persone serie e affidabili, solo rendendoci disponibili e portando a compimento azioni concrete non limitandoci solamente alle sole parole, raggiungendo così il duplice scopo di aiutare le giovani generazioni e di far crescere il nostro partito.

POLITICHE ABITATIVE – EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA
Nelle dinamiche sociali, lavorative ed economiche italiane il bene casa ne rappresenta il fulcro.
Rispetto al bene casa, alla sua posizione, al suo costo, alle sue caratteristiche, la popolazione italiana imposta la propria vita. La proprietà molto diffusa della casa quindi, rappresenta una forte rigidità nelle dinamiche lavorative e sociali, allo stesso modo, però è fonte di grande sicurezza, tanto da essere l’investimento privilegiato degli italiani.
Dobbiamo perseguire la politica degli affitti garantiti per favorire l’incontro tra domanda e offerta nel mercato della locazione; questa misura è un concreto sostegno alle famiglie a reddito medio – basso che intendano accedere al mercato della locazione ed è strumento idoneo per incrementare il numero e la qualità degli alloggi da destinare al mercato della locazione;
I Progetti di Housing sociale, che noi intendiamo sostenere, sono progetti abitativi rivolti alle fasce più fragili della popolazione.
Si attuano con strumenti di intervento misti tra istituzioni pubbliche e private (Le fondazioni)
Si basano su principi di sostenibilità e investimento responsabile ed etico.
Si rivolgono a quei nuclei familiari a basso reddito che sono tuttavia in grado di corrispondere un canone d’affitto sufficiente per rispondere alle attese di rendimento di un investimento etico.
Le Fondazioni infine, ispirandosi al principio della sussidiarietà, promuovono altresì la nascita, la crescita e il rafforzamento di operatori non profit.  che uniscano all'attività di gestione immobiliare la gestione della comunità e di servizi per i residenti e per il vicinato.
Dobbiamo allo stesso tempo controllare ciò che avviene con gli alloggi ERP.Nel Giugno 2008 il Governo Berlusconi ha varato misure per la costruzione di nuove case stanziando 550 milioni di Euro e, dopo  mesi di trattativa il 12 Marzo 2009 la conferenza governo-regioni-comuni ha dato il definitivo via libera al piano nazionale di edilizia abitativa. Sulla scorta di quanto sopra il D.P.C.M. del 16-7-2009, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n° 191 del 19-8-2009 è stato fatto oggetto da parte della Regione Emilia Romagna per varare il programma <<NESSUN ALLOGGIO PUBBLICO SFITTO>> finanziato interamente con risorse statali per interventi  di recupero di alloggi di  Edilizia Residenziale Pubblica e riconoscendo per questo scopo ai Comuni della provincia di Ferrara 5,48 milioni di Euro. Non sempre però di questi fondi è stato fatto l’uso per cui il governo li aveva stanziati. E, pertanto, è un settore,  quello della casa,  con l’edilizia Erp e del corretto impiego sull’uso di fondi pubblici – che deve vederci  attenti controllori, ovvero  gestori, laddove siamo noi ad amministrare, riservando priorità di destinazione e accoglienza  ai cittadini e alle famiglie già radicate  sul territorio.

INFRASTRUTTURE – VIABILITÀ
La nostra provincia ha bisogno d’infrastrutture non soltanto per far ripartire la crescita e attrarre nuovi investimenti, ma per garantire sicurezza. Ferrara è l’unico capoluogo di provincia nel mondo occidentale privo di una circonvallazione!  E la SS 309 Romea, nella tratta ferrarese,  è l’unica arteria, su circa 6mila chilometri di coste dell’Italia, senza una alternativa viaria da sempre.
Bisogna lavorare su due livelli, il primo per garantire la sicurezza sulle nostre strade facendo una manutenzione adeguata e utilizzando strumenti per abbattere la velocità (vedi autovelox e dissuasori) ; il secondo per realizzare nuovi collegamenti stradali. Non esistono ad oggi nè progetti e neppure ipotesi di progetti, di infrastrutture sostitutive delle ex tratte stradali dismesse dall’Anas e passate alla  Provincia,  o riferite a quelle tratte provinciali di collegamento realizzate dopo la 1° guerra mondiale. Mentre l’ammodernamento della Ferrara Mare e la  E 55, sono inseriti nelle 8 Grandi opere nazionali dal “vituperato” Governo Berlusconi, la Regione Emilia Romagna – 3° Regione in Europa per numero di decessi stradali per ogni 100mila abitanti - senza specifica e diretta competenza su neppure un centimetro di strada sull’intero territorio regionale, introita e dirotta ad altre finalità l’intero incasso dai bolli di circolazione per autoveicoli.
In questo momento la nostra provincia è fortemente coinvolta su un’opera di enorme importanza come la Cispadana. E ancor più lo sarà e dovrà esserlo sulla E55, che costituirà l’alternativa alla SS 309 Romea che da Orte (VT) collegherà il passante di Mestre per agganciare il  “corridoio europeo”  Lisbona-Kiev”.
Noi dobbiamo essere favorevoli partendo però da una reale concertazione con i territori coinvolti cercando di convergere su uno sviluppo ecosostenibile.
Lo stesso ragionamento vale per il raccordo Ferrara – mare. Non possiamo perdere un’occasione di questo genere, ma sicuramente è necessario un confronto costante e continuo con quei Comuni che si trovano lungo il percorso di questa importante arteria. Solo attraverso un iter chiaro e trasparente che consenta a tutti i soggetti interessati di poter esprimere la propria opinione si potrà giungere alla realizzazione di un collegamento veloce e funzionale al turismo litoraneo.
Un auspicio e un interessamento concreto riguarda la realizzazione della circonvallazione del Comune di Ferrara, opera da anni promessa e mai realizzata. Restiamo sempre in attesa,  con scarsissima fiducia,  delle proposte per la viabilità di supporto all’ospedale di Cona.
Siamo convinti che le infrastrutture devono servire ai territori senza però confliggere con la qualità della vita dei cittadini. Bisogna appoggiare quei progetti di buon senso che possono coniugare lo sviluppo con la tutela dell’ambiente e la salute pubblica.

NUOVI STRUMENTI URBANISTICI - PSC - RIGIDITA’ DA SUPERARE
Fino ad oggi chi ha governato ha stabilito, con piani regolatori che scendevano fin nei dettagli, gli usi, le superfici, l’assetto micro-urbanistico e spesso l’architettura delle costruzioni, facendo prevalere i tecnicismi, le filosofie urbanistiche degli urbanisti, e spesso condizionando anche i PRG con veti incrociati di demagogici ambientalisti (non fautori di ecosistema uomo-ambiente), crociati dell’anticemento (non di equilibrio tra consumo del territorio e necessità insediative), tutori di macerie storiche (non già di resistenze storiche), produttori di degrado nelle zone periferiche (non già progettisti di parti di “città nuove”).
Il nostro partito, per il tramite dei suoi rappresentanti istituzionali, deve impegnarsi al fine di produrre un buon PSC, (Piano Strutturale Comunale) tenendo presente la sua responsabilità, ma senza esasperazioni e rigidità normative; si deve fermare alla definizione dello sviluppo strategico che emerge dalla valutazione condivisa dei cittadini, per ambiti territoriali e per funzioni.
Il POC, ovvero il piano operativo, deve essere attuato da progetti proposti dai soggetti economici che, condividendo il progetto strategico, presentano delle dichiarazioni di interesse all’Amministrazione.
Non più quindi un processo ideologico di trasformazione del territorio, che definisce dall’alto ciò che gli operatori economici devono fare, ma al contrario, la realizzazione della “città per progetti” fatti dagli operatori economici e quindi dal basso.
Questo approccio vale sia per coloro che trasformano il territorio edificando (imprese di costruzione) sia per coloro che lo rifunzionalizzano (imprese industriali).

SANITA’
Purtroppo dobbiamo ancora parlare dell’Ospedale di Cona, un’opera pubblica che rappresenta il fallimento della politica sanitaria in questa provincia e lo sperpero quasi incalcolabile di denaro pubblico.
Oggi non ci troviamo davanti alla scelta Cona sì o Cona no, oggi siamo molto preoccupati della mancanza di una risposta chiara e precisa ad una domanda che all’apparenza è assai semplice: a Cona quando?
Tralasciando le polemiche del passato, poiché chi è intellettualmente onesto ricorda e dovrebbe far ricordare chi furono le persone e i Partiti che provarono ad opporsi a più riprese a questo scempio, oggi ci troviamo di fronte ad una drammatica realtà, l’incertezza della data di effettiva apertura e le reali problematiche presenti nel nuovo Ospedale.
Quello che chiediamo è chiarezza e coerenza da parte di coloro che nominati per porre soluzioni al problema, ci hanno preso in giro tentando addirittura un trasferimento “farsa” che ha avuto risvolti tragicomici se non fosse che ha interessato degenti e familiari e personale medico.
Chiarezza da parte del Sindaco e della Regione, affinchè fatti del genere non si verifichino più. Individuazione delle responsabilità. Crediamo che sia giunto il momento di applicare una formula che raramente è stata applicata: chi sbaglia deve pagare!
Ovviamente Cona, ha messo in crisi tutto il sistema sanitario provinciale. Guardiamo con preoccupazione i progetti di riorganizzazione che vengono portati avanti in questi mesi. Quello che si deve evitare è un depauperamento di presidi importanti e di professionalità dei centri sanitari già presenti. La riorganizzazione ancorchè necessaria non deve essere fatta sulla pelle dei cittadini e dei lavoratori del comparto sanitario.
Grandissima preoccupazione per quello che verrà realizzato all’interno dell’attuale Sant’Anna. La così detta “cittadella della salute” sembra il nome di un romanzo piuttosto che qualcosa di concreto. Anche in questo caso è giusto richiedere e pretendere chiarezza e trasparenza.
Infine la nuova battaglia che auspichiamo non ci trovi soli riguarda la difesa ad oltranza della Facoltà di Medicina. Parole ambigue e poco rassicuranti sono state spese nel merito da parte di importanti politici della Regione Emilia Romagna. La facoltà di Medicina non si tocca, è una realtà del nostro territorio e rappresenta forse il motore più importante del nostro Ateneo. Non siamo disponibili ad affrontare discussioni che vedano anche solo come  ipotesi  il ridimensionamento dell’attività della Facoltà di medicina di Ferrara a favore dell’Ateneo felsineo o di quelli di Modena – Reggio Emilia e/o Parma.

ECONOMIA E LAVORO
Ferrara e tutta la sua Provincia si confermano fanalino di coda in quasi tutte le classifiche quando è messa a confronto con le altre Province Emiliano Romagnole.
Questa non è solo la dimostrazione della mancata capacità di sostenere un’economia già da tempo fragile, ma il segnale di un declino lento della competitività del nostro territorio.
Il sistema delle nostre industrie e aziende risente della crisi nazionale e internazionale in maniera ancora più acuta che in altre realtà a noi vicine.
L’utilizzo delle ore di cassa integrazione per operai e dipendenti della nostra Provincia sono la cartina di tornasole di un’emergenza sempre più acuta e preoccupante.
La crisi colpisce indistintamente le “grandi” industrie così come le medio piccole imprese artigiane ed industriali ed il commercio si trova a dover affrontare  un calo dei consumi che non ha precedenti. Ribadendo che nella nostra Provincia questi effetti sono amplificati, siamo convinti che sia necessario concludere un nuovo patto che veda coinvolti i vari Enti territoriali di governo con la Regione e la Camera di Commercio.
Lo snellimento della burocrazia deve essere a carico degli Enti Locali, ma un rilancio economico non può prescindere da un interesse concreto e costante da parte della Regione che di concerto con la Camera di Commercio deve dare segnali importanti all’imprenditoria locale.
Paradossale quanto avvenuto col piano casa. Difatti, le semplificazioni procedurali introdotte dal Governo Berlusconi e il Piano Casa si proponevano lo scopo di favorire la ripresa nel comparto delle costruzioni, ormai in crisi da alcuni anni, specie nella nostra Provincia; essi potevano servire, in effetti, al rilancio del settore, con uno strumento che prevedeva anche aumenti di volumetrie del 20-30%:
Il governo però è rimasto bloccato proprio dal conflitto con le regioni (Emilia Romagna in testa) e non è mai riuscito a dare la spallata finale sulle semplificazioni edilizia.
Anche la recente riproposizione, fatta con la manovra d’estate, paradossalmente è arrivata quando il «piano casa», trasferito nelle legislazioni regionali, in accordo con la Costituzione, in molte regioni è giunto al capolinea, senza aver prodotto risultati importanti (con l'eccezione del Veneto).
La nostra regione in particolare, ha posto questioni di costituzionalità e di merito che, di fatto hanno ammortizzato, se non annullato, per ragioni chiaramente ideologiche, l’impatto positivo auspicato.
A nostro modo di vedere la nostra Provincia ha peculiarità e potenzialità ancora non del tutto sfruttate. Il turismo interessa potenzialmente tutti i territori della Provincia, con ovvie specificità per la zona di Comacchio del Delta e di Ferrara Città. l turismo enogastronomico spazia dal tartufo di Sant’Agostino alle vongole di Goro, quello ambientale dalla destra Po fino ai percorsi cicloturistici più interni e pittoreschi. E’ necessario investire sul turismo con maggior convinzione e verificare se potrebbe essere uno dei punti trainanti del rilancio economico del nostro territorio. I distretti industriali sono ben localizzati. Ogni chiusura è un colpo inferto al nostro tessuto sociale.
Non dobbiamo avere nessuna sudditanza psicologica nel confrontarci con le forze sindacali e sociali, abbiamo il dovere di dare il nostro contributo.
Dobbiamo interessarci dei problemi di lavoro dei giovani e delle donne che risultano essere i più penalizzati in questa fase delicata.
Bisogna ascoltare le richieste ed i disagi dei piccoli – medi imprenditori, e verificare quali possano essere le soluzioni da proporre e mettere in atto subito con gli strumenti in possesso degli Enti Locali.
Dobbiamo ascoltare i suggerimenti che ci vengono dati anche da mondi a noi non vicini, cercando di mediare e porre in essere proposte concrete.
Non possiamo scordare la vocazione agricola del nostro territorio. Seguendo con attenzione le evoluzioni che questo mondo sto attraversando supportandolo nella convinzione che dal rispetto del territorio e dell’ambiente possono e devono nascere sinergie che consentano un rilancio del settore che non è a scapito di nessuno, ma nell’interesse dell’economia locale.

In conclusione, quello che vogliamo essere è un Partito che non si nasconde di fronte alle scelte strategiche del territorio, che si interroga e valuta le proposte che non arrivano necessariamente dalla politica, ma soprattutto da tutte le forze economiche e sociali presenti sul territorio.
Un Partito che ha proposte proprie e non teme di confrontarle con quelle degli altri e le mette in pratica nei Comuni dove è o sarà forza di governo.
Vogliamo essere un Partito moderno, ma che ha scelto comunque il radicamento territoriale come punto di forza, nella certezza che i contatti con la gente sono ancora un valore e non una perdita di tempo.
Vogliamo essere un Partito eletto dagli iscritti, dove la militanza, l’impegno e le capacità personali prevalgono su altre logiche che non ci debbono appartenere.
Vogliamo essere un Partito fatto di persone: donne, uomini e ragazzi che ancora credono nei valori della Politica con la P maiuscola, che credono nell’impegno quotidiano per il bene della collettività, che credono in quei valori che ci hanno portato ad essere il più grande Partito d’Italia.
Vogliamo rappresentare il Pdl nella Provincia di Ferrara convinti che anche in questa terra un’alternativa è possibile e abbiamo la volontà di crearla col contributi di tutti coloro che hanno ancora la voglia di crederci e di mettersi in gioco.

Luca Cimarelli

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